Il Messaggero 8 marzo 2020 - Come riconoscere e risolvere la crisi d’azienda - Un corso di eccellenza all’Università di Firenze sul “Diritto della gestione e risoluzione della crisi economica”. Dai primi segnali negativi all’insolvenza conclamata

Il Messaggero 8 marzo 2020 - Come riconoscere e risolvere la crisi d’azienda - Un corso di eccellenza all’Università di Firenze sul “Diritto della gestione e risoluzione della crisi economica”. Dai primi segnali negativi all’insolvenza conclamata

  • Icona data inserimento news 30 giugno 2020

La professoressa Russotto: occorre una corretta individuazione delle cause che portano al processo degenerativo, che se viene diagnosticato tempestivamente potrà essere contrastato evitando così lo stato di insolvenza


CORSO POST LAUREAM

Terzo ed ultimo appuntamento sulle relazioni tenute in occasione del corso organizzato dal Dipartimento di Scienze per l’Economia e l’Impresa dell’Università di Firenze in tema di Diritto della gestione e risoluzione della crisi economica. Nelle due precedenti uscite, sono state trattate le principali novità introdotte del Codice della Crisi e dell’Insolvenza di cui al D. Lgs. n. 14 del 2019; in particolare, quelle relative alla disciplina dell’allerta e degli obblighi organizzativi posti a carico degli imprenditori ai quali il Corso ha dedicato delle giornate di approfondimento con autorevoli interventi. Nell’edizione del Messaggero del 23 febbraio scorso abbiamo dato ampio resoconto dell’intervento fatto dal dottor Luciano Panzani, già presidente della Corte d’Appello di Roma, esperto di diritto fallimentare e commerciale, e membro delle due commissioni Rordorf che hanno redatto il testo della nuova legge fallimentare. Nella sua analisi il dottor Panzani ha sottolineato l’importanza dell’allerta precoce, che consente di intervenire prima che la situazione sia troppo compromessa e prima che lo stato di crisi diventi irreversibile. Il primo marzo, invece, abbiamo riportato gli interventi del Presidente emerito della Corte di Cassazione Renato Rordorf e del giudice della esecuzione e delegato alle procedure concorsuali del Tribunale di Viterbo Antonino Geraci. Il Presidente Rordorf ha ribadito quanto fosse urgente dare coerenza al sistema normativo ce disciplina la crisi d’impresa, mentre il giudice Geraci ha analizzato le dinamiche intercorrenti tra la nuova fase di allerta, la risoluzione assistita e la successiva apertura della liquidazione giudiziale/controllata focalizzando l’attenzione sul nuovo approccio previsto dal Codice della Crisi. Oggi, per concludere la trilogia, riportiamo l’intervento della dottoressa Maria Lucetta Russotto, attualmente professore aggregato presso l’Università di Firenze, che ha inteso dare quel taglio aziendalistico che la norma ha inserito quale obbligo legislativo. La docente, infatti, ha descritto come a partire dal testo dell’articolo 3, passando dagli articoli 12, 13, 14 e ss. fi no ad arrivare agli articoli 375 e ss. , per non citare le norme sul concordato preventivo minore e maggiore, il legislatore abbia voluto indicare tutti i soggetti coinvolti, professionista, imprenditore e magistrato, la necessità di utilizzare e quindi comprendere le teorie aziendalistiche che consentono di verifi care e valutare la continuità d’impresa.

Leggi già note di Economia aziendale

Nella sua analisi la professoressa Russotto ha voluto mettere in chiaro che tali teorie non rappresentano affatto momenti di innovatività nel panorama accademico italiano. Eccovi le sue parole: < < Infatti, nel momento in cui il legislatore ha stabilito che l’imprenditore, art. 3 della norma “…deve adottare misure idonee a rilevare tempestivamente lo stato di crisi…” e che l’imprenditore collettivo “… deve adottare un assetto organizzativo adeguato…” non ha fatto altro che rifocalizzare l’attenzione di chi fa impresa su leggi di Economia aziendale già note e utilizzate nella prassi italiana a cura di Aldo Amaduzzi, certo uno dei primi e più importanti aziendalisti italiani. Gli stessi indici indicatori dello stato di allerta elaborati dal Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti si ritrovano nel testo del citato autore “L’azienda nel suo sistema e nell’ordine delle sue rilevazioni” del1953> > . Nel corso della relazione, poi, la professoressa Russotto ha fatto il punto sugli strumenti più idonei, fra quelli conosciuti, che l’imprenditore italiano può utilizzare per ottemperare agli obblighi della norma. Ma continuiamo con l’intervento fatto dalla docente.

OCCORRE FOCALIZZARE L’ATTENZIONE DI CHI FA IMPRESA SUGLI STRUMENTI AZIENDALI GIÀ NOTI ED UTILIZZATI NELLA PRASSI ITALIANA IN TEMA DI ASSETTI ORGANIZZATIVI E RILEVAZIONE TEMPESTIVA DELLA CRISI

Definizione giuridica della crisi d’impresa

Nella sua relazione la professoressa ha quindi spiegato come una corretta individuazione dello stato di crisi, delle sue cause e condizioni e del livello di gravità in cui versa l’azienda sono tutti elementi necessari al fi ne di prevenire i possibili ulteriori sviluppi negativi, evitando così di giungere allo stato di insolvenza.

Un processo composto da quattro stadi

La crisi è sicuramente un processo degenerativo, ha detto la docente, ma se diagnosticato in modo tempestivo ha maggiori possibilità di venire adeguatamente affrontato e contrastato. Partendo dall’approccio adottato da Guatri, la crisi può essere interpretata come un processo composto da quattro stadi ciascuno dei quali aventi le sue caratteristiche: lo stadio di incubazione, dove si manifestano i primi segnali di ineffi cienza; la maturazione dove la crisi si manifesta e si cominciano a intaccare le risorse aziendali con un contestuale incremento dei livelli di indebitamento; lo stadio di crisi vera e propria, dove iniziano a manifestarsi i primi squilibri fi nanziari e si hanno ripercussioni sulla fi ducia delle diverse categorie di stakeholder; infi ne lo stadio di insolvenza come fase fi nale del dissesto ormai conclamato a cui si perviene solo in assenza di tempestive manovre di risanamento da attuare nel corso delle precedenti fasi mente sanabile con rimedi volti a ripristinare l’economicità della gestione. Ci saranno diminuzione dei ricavi consuntivi e prospettici con conseguente incapacità di sostenere i costi, irrigidimento progressivo nella struttura degli stessi e innalzamento dei ricavi di pareggio; con una aumentata onerosità del debito fi nanziario che porterà con più diffi coltà alla copertura del debito. Nella maturazione iniziano a essere più marcati i segnali di decadimento delle prestazioni economiche dell’’impresa. In questa fase le perdite sono ormai acquisite, non potendo più in alcun modo essere arrestate tout- court. Piuttosto, come avviene nel turnaround management, esse possono essere contenute. Occorre così preventivamente ridimensionare i rischi aziendali per poter successivamente provvedere a interrompere le perdite economiche. Così facendo sarà poi possibile adottare strategie per il rilancio aziendale.

Difficoltà di adempiere alle obbligazioni

Lo stadio di crisi vera e propria che parte della dottrina defi nisce twilight zone, rappresenta la naturale evoluzione della fase di declino ed è quella dove risulta predominante l’aspetto fi nanziario del quale iniziano a vedersi i primi squilibri. L’impresa - ha spiegato la docente - comincia quindi ad avere diffi coltà e a non adempiere correttamente le proprie obbligazioni, godendo di una minore concessione di credito bancario. La riduzione dei fl ussi fi nanziari appare quindi sistematica e apparentemente irreversibile, a meno che non vengano poste in essere opportune azioni risanatorie. E’ facile che in questa fase l’imprenditore tenti di mascherare le ineffi cienze tramite una riduzione dei propri costi di gestione, con un decremento qualitativo dei prodotti e dei servizi offerti e inevitabili ripercussioni sull’immagine aziendale. Nella fase del declino, non essendovi ancora importanti manifestazioni esterne, il debitore ha una maggior ventaglio di possibilità di intervento, anche a costi più sostenuti rispetto alle fasi immediatamente successive. Tuttavia, l’esperienza insegna che spesso i manager non riescono a individuare prontamente iprimi segnali di ineffi cienza interna, confondendoli con normali segnali fi siologici- congiunturali; ed è a questo che il dettame legislativo vuole ovviare> > .

L’insolvenza rivela lo stadio di crisi acuta

Quando il processo diventa insolvenza, con l’insorgere di evidenti eventi fi nanziari negativi che trovano la loro origine in cause sia di natura fi nanziaria che economica, quanto era visibile solo all’interno diventa palese. E’ la fase acuta, conclamata; un fenomeno quasi sempre irreversibile a meno che non intervengano consistenti interventi esterni. < > .

Continuità d’impresa, convegno il 17 aprile

Dopo questa disanima la professoressa ha fatto il punto sui concordati in continuità, dove dovrà essere sempre approntato un piano che rappresenti le capacità economiche e fi nanziarie dell’impresa di risollevarsi dallo stato di crisi. E defi nendo il concetto di fattibilità economica, ha descritto come approcciare la lettura dei bilanci e dei piani di ristrutturazione. Nell’ambito di quanto esposto sulla ratio della continuità, è stato organizzato dal Dipartimento di Scienze per l’Economia e l’Impresa dell’Università di Firenze un evento il 17 aprile 2020; in quell’occasione saranno presenti dodici fra i più autorevoli magistrati d’Italia, al centro del dibattito la continuità d’impresa. L’evento vedrà come sempre la presenza della Fondazione dei Dottori Commercialisti di Firenze nelle persone del dottor Leonardo Focardi, del dottor Enrico Fazzini e del dottor Luca Giambra.

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